Il percorso espositivo si apre proprio con la copia del quotidiano newyorkese da cui si snoda una narrazione attraverso materiali d’archivio provenienti della Fondazione Corriere della Sera e da quelli delle associazioni milanesi particolarmente attive nella lotta contro l’AIDS.
Una galleria con i volti di personaggi quali Rock Hudson, Pier Vittorio Tondelli, Freddie Mercury, Magic Johnson, Bruce Richmann, Gareth Thomas che hanno contribuito, ciascuno a suo modo, con la loro immagine e la loro storia personale, a definire un salto verso l’autodeterminazione e verso l’abbattimento dello stigma che ancora oggi pesa sulla vita delle persone che vivono con HIV, farà da cerniera alla sezione della mostra in cui le opere d’arte s’intrecciano al racconto.
Qui si trovano i ritratti dell’artista americano Larry Stanton realizzati nel 1984 poco prima della sua morte o Last Night I took a man di David Wojnarowicz, vera e propria poesia visiva con un forte impatto di denuncia politica e di rivendicazione corporea, o ancora “AIDS: You Can't Catch It Holding Hands” di Nikki de Saint Phalle.
Anche la comunicazione visiva si fa coinvolgere con le campagne pubblicitarie di Benetton, dedicate all’AIDS, firmate da Oliviero Toscani e con la fotografia di Therese Frare scattata all’attivista David Kirby, che si rese disponibile a essere immortalato negli ultimi momenti della propria vita come estremo gesto politico.
Particolarmente toccanti sono le immagini scattate da un autore anonimo all’Ospedale Sacco di Milano che documentano la dimensione intima della cura all’interno del reparto di malattie infettive, negli anni più bui della pandemia.
Uno spazio particolare è dedicato all’installazione immersiva del Names Project AIDS Memorial Quilt (La coperta dei nomi). ll progetto, nato da un’idea di Cleve Jones, prevedeva la realizzazione di pannelli di stoffa su cui erano impressi pensieri e disegni per commemorare amici e familiari scomparsi che, proprio perché morti di AIDS, avevano difficoltà a ricevere i funerali.
La rassegna prosegue con la documentazione della performance I Miss You di Franko B, insieme a una selezione di sue fotografie, che eleva una voce di protesta attraverso l’esposizione del corpo nudo, e si chiude con una sezione dedicata alla rappresentazione visuale degli studi scientifici Partner 1 e 2, pubblicati nel 2016 e nel 2019, che dimostrano quanto il rischio di trasmissione nei rapporti sessuali non protetti con persone HIV positive in trattamento sia ZERO.
Questi studi vengono visualizzati attraverso un'installazione con 2660 papere di gomma – tante quante i partecipanti agli studi - per imprimere nella memoria e spiegare attraverso un’immagine forte il più grande traguardo scientifico riguardante l’HIV dell’ultimo decennio.
Milano, novembre 2021
40 ANNI POSITIVI. Dalla pandemia di AIDS a una generazione HIV free
Milano, Frigoriferi Milanesi | Sala Galleria (via Piranesi 10)
12 novembre – 5 dicembre 2021
Lunedì chiuso
Martedì Chiuso
Mercoledì 15.00-20.00
Giovedì 15.00-20.00
Venerdì 15.00-20.00
Sabato 10.00-20.00
Domenica 10.00-20.00
Possibilità di organizzare visite guidate per le scuole superiori il giovedì dalle 10.00 alle 15.00, previa prenotazione a
Ingresso libero