Lettera aperta a Mattarella

Signor Presidente,

come associazione di volontariato ci rivolgiamo a Lei chiedendo un suo intervento per riportare sotto la giusta luce la questione HIV che in Italia è da tempo uscita dall'agenda delle priorità con conseguenze molto gravi per la cittadinanza tutta, ma in particolare tra i giovani. A fronte di un assordante silenzio su questo tema, la percentuale di infezione di HIV tra la popolazione sessualmente attiva, oggi non è molto inferiore a quella registrata negli anni '90, quando la lotta al virus era considerata un'emergenza.

I dati dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, pubblicati questi giorni, hanno evidenziato una significativa ripresa dell'infezione nella regione europea. I dati italiani mostrano una costante progressione di circa 4000 nuovi casi all'anno da cinque anni e secondo lo stesso Centro Operativo Aids dell'Istituto Superiore di Sanità, potrebbero essere sottostimati. La fascia di età maggiormente colpita negli ultimi due anni risulta essere quella tra i 25 e i 29 anni. Da tempo l'infezione si sta diffondendo nella popolazione sessualmente attiva, interessando sia la comunità gay sia la popolazione eterosessuale.

Lo scarso ricorso al test della popolazione italiana, probabilmente dovuto alle difficoltà di accesso a questo strumento in forma anonima e gratuita - come previsto dalla Legge 135/90 - oltre che al forte stigma ancora presente nei confronti delle persone con HIV, rappresenta un forte ostacolo al controllo del virus. L'ultimo rapporto dell'ISS indica come la percentuale delle diagnosi tardive in Italia sia del 60%, con gravi danni per la salute delle persone a cui viene comunicato tardi lo stato di positività all'HIV, ma anche importanti ricadute sulla salute pubblica, in quanto la diffusione del virus sembra avvenire principalmente attraverso portatori inconsapevoli.

Il test non viene eseguito neanche nei servizi del Servizio Sanitario Nazionale che si occupano di problemi di dipendenza, come emerge dalle ultime cinque relazioni al parlamento sullo stato delle tossicodipendenze pubblicate annualmente dal Dipartimento Politiche Antidroga dove si evidenzia come solo il 30% delle persone in carico viene sottoposta al test, nonostante tutte le linee guida internazionali sottolineino l'importanza di un costante monitoraggio periodico in questa fascia di popolazione.

Qual è il vero quadro della situazione italiana della diffusione dell'HIV? Come ma i dati su cui i policy maker dovrebbero prendere decisioni politiche e strategiche ma anche economiche, sono così carenti nel nostro paese? Rileviamo che nell'ultimo rapporto Osmed dell'Agenzia Italiana del Farmaco si afferma che i costi globali e i consumi degli antiretrovirali sono diminuiti nel corso del 2014, mentre dati dell'ISS, confermati da autorevoli ricercatori italiani, segnalano un aumento costante delle persone in cura anche in ragione dell'elevata quota di diagnosi tardive che richiedono il trattamento immediato. Per mettere in campo strategie preventive un paese deve conoscere bene la propria epidemia da HIV e forse anche per questo in Italia da anni non ci sono campagne di comunicazione efficaci e mirate, costruite

sulle evidenze scientifiche e da molto tempo sono quasi del tutto scomparsi gli interventi di prevenzione nei percorsi scolastici. Quest'anno il budget del Ministero della Salute sulla comunicazione in ambito HIV è stato di soli 80.000,00 euro, nonostante si stimi che in Italia vivano 150.000 persone con HIV di cui circa 30.000 inconsapevoli.

Pochi giorni dopo il primo dicembre non possiamo non segnalare come lo stigma e la discriminazione colpiscano fortemente le persone con HIV. Avrà seguito il caso della bambina con HIV - fortunatamente conclusosi positivamente grazie all'intervento della Ministra dell'Istruzione e di un'associazione attenta - rifiutata inizialmente da una scuola e da molte comunità di accoglienza. Questo episodio ci restituisce come la discriminazione sia ancora presente anche dentro alle stesse istituzioni che dovrebbero educare e vigilare sul rispetto dei diritti delle persone.

Come associazione di lotta all'AIDS, per quanto nelle nostre possibilità, stiamo cercando di cooperare con le istituzioni a tutti i livelli, sia nazionale che regionale e locale dove siamo presenti con le nostre sedi. Cerchiamo di collaborare con il Ministero della Salute e il Comitato Tecnico Sanitario istituito per la lotta all'AIDS, così come con tutte le istituzioni nazionali - dal'ISS al cui Presidente abbiamo appena mandato insieme ad altre associazioni un accorato appello sulla questione dati - al Dipartimento delle Politiche Antidroga e AIFA, con cui cerchiamo di interloquire da tempo per garantire alle persone con HIV l'accesso ai nuovi trattamenti per l'Epatite C. Ci sembra però che manchi nel nostro paese una cabina di regia del contrasto all'HIV. Il Comitato Tecnico Sanitario - nelle sezioni L e M di cui fanno parte ricercatori e associazioni - ha come unico interlocutore il Ministero della Salute e non contempla la presenza di altri Dicasteri fondamentali per una strategia efficace di contrasto all'HIV, come ad esempio il Ministero dell'Istruzione.

Il fatto che nei percorsi scolastici sia assente un programma di educazione all'affettività e alla sessualità quale strumento di prevenzione di comportamenti a rischio è stata recentemente ribadita anche dal Parlamento Europeo di Strasburgo (30 settembre 2015) laddove incoraggia gli stati membri a "considerare la possibilità di rendere obbligatoria l'educazione sessuale per tutti gli alunni nelle scuole primarie e secondarie": questo è un primo intervento che Le chiediamo di sostenere.

La creazione di una cabina di regia che veda coinvolti oltre al Ministero della Salute, anche il Ministero dell'Istruzione, il Ministero delle Pari opportunità - per cooperare nelle azioni di contrasto allo stigma - la Conferenza Stato Regioni - per vigilare sull'utilizzo dei pochi fondi dedicati all'HIV - oltre a ISS, Dipartimento Politiche Antidroga e AIFA, consentirebbe un approccio più organico ed efficace anche in una situazione di risorse limitate come quella che sta vivendo il nostro paese.

L'infezione da HIV oggi rappresenta ancora un problema sia da un punto di vista epidemiologico, sia da un punto di vista economico. Per questo chiediamo una strategia di contrasto all'HIV che interrompa la catena di continue infezioni, che non può arrestarsi se non vengono messe in campo delle azioni concrete. Oggi l'Italia, è il secondo paese dell'Europa occidentale - seconda solo al Portogallo - per incidenza di AIDS . Crediamo che non ci sia più tempo da perdere.

Con i più cordiali saluti,

Massimo Oldrini
Presidente
Lega italiana per la Lotta all'AIDS

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